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Difficile da trovare


di darksides_88
04.11.2022    |    221    |    0 8.0
"Volevo che continuasse a leccarmi, ma dietro..."
Era davvero così difficile da trovare?
Forse. Oppure ero io che stavo cercando qualcosa che non esiste, una chimera o un’idea soltanto mia. Il mio sogno, o forse dovrei dire la mia fantasia, era tanto semplice quanto insolita, composta di sfumature sottili apprezzate da pochi.
Desideravo un uomo a mia disposizione, uno di cui potermi servire con assoluta naturalezza, da cui pretendere, ma senza dover dare. Un ibrido fra un amico, un servitore silenzioso e un giocattolo.
Il mio momento preferito era la sera, anzi, il tardo pomeriggio. Non mancavano però le giornate in cui al mattino, ancora nel letto, ne sentissi il bisogno. Non mi interessavano scenari troppo costruiti, preferivo una naturale e spontanea quotidianità. L’indifferenza era il mio modo preferito di impormi. Tuttavia, devo ammetterlo, era divertente rendergli la vita difficile: metterlo alla prova, vedere fin dove si sarebbe spinto, provocarlo, fingendo, talvolta, di non prestare attenzione.
Da poco, finalmente, ne avevo trovato uno. Probabilmente avrei dovuto andare piano, non esagerare, per non farlo scappare.
L’altro giorno, per esempio, avevo esagerato.
Ero stanca, di pessimo umore, accaldata, arrabbiata.
L’ho fatto entrare in casa mentre ero al telefono con un’ amica, ero appena rientrata. L’ho preso per un braccio e portato di là, in sala.
Mi sono buttata sul divano, facendogli cenno di metterti per terra, davanti a me.

L’ho lasciato li per un po’, mentre continuavo a parlare (la conversazione si stava facendo intensa). Teneva lo sguardo basso e non ha fatto domande, cosa che ho molto apprezzato.
Poi gli ho preso la testa con la mano, stringendogli i capelli e l’ho spinta in basso, verso le mie gambe. Spontaneamente mi ha baciato le caviglie, delicatamente, era piacevole. Poi però ha iniziato subito a risalire le mie gambe verso l’alto, molto, troppo velocemente.
Volevo rilassarmi, volevo che seguisse i miei desideri, non i suoi.
Ho stretto più forte i capelli facendogli un po’ male e l’ho rispinto giù. Avrei voluto tiragli uno schiaffo ma l’altra mano era impegnata. Gli ho portato la testa fino a terra, sul pavimento, mettendoci entrambi i piedi sopra, schiacciando.
Con le dita gli tamburellavo sulla bocca, lui stava fermo. Ho intravisto un’espressione sul suo viso, come se questa posizione non gli piacesse.
Come dargli torto, ho pensato, ridendo.
“Perfetto, adesso te ne stai lì”.
Era abbastanza buffo da vedere in quella posizione: storto, accovacciato per terra, mentre io continuavo a raccontare la mia giornata al telefono, usando la sua faccia come poggiapiedi.

Dopo poco ho sentito una specie di solletico. Stava, molto timidamente, dando dei piccoli baci alla pianta del piede che gli avevo appoggiato sulle labbra. “Incredibile” Ho pensato. “Lo sta facendo davvero”. Per fargli capire che apprezzavo ho allentato un po’ la pressione, alternando un piede e l’altro sulla sua bocca. Ha continuato a baciarli e io volevo che continuasse, che non smettesse finché non fossi stata io a deciderlo.
Dopo poco sono stata proprio io, molto più bagnata di quanto mi aspettassi, a fargli cambiare posizione.
Ora sembrava quasi che avesse paura di farlo, ho riso, sogghignando e salutando la mia amica al telefono.
Con entrambe le mani gli ho portato la testa verso il mio inguine, tirando su il vestito. Volevo che mi baciasse attorno, sopra gli slip, di fianco, attraverso.
Sentivo il suo respiro affannato.
“Chissà se è eccitato o scomodo” ho pensato, entrambi i pensieri erano stimolanti
Con una mano ho spostato gli slip da una parte, guardandolo. Volevo che iniziasse piano e così è stato. Da quel momento in poi l’ ho lasciato fare e, devo ammetterlo, è stato bravo. Alternava movimenti lenti e veloci, mi faceva desiderare l’orgasmo senza concedermelo. Ora era lui a giocare con me.
Una parte di me avrebbe voluto spingerlo a terra e sedersi sulla sua faccia, imponendo il mio ritmo, soffocandolo, scopandomelo. Ho deciso che l’avrei fatto la prossima volta, ora volevo continuare a star comoda.
Subito prima di venire gli ho stretto fortissimo la testa, schiacciandola contro di me. Ho stretto le gambe attorno al suo collo, probabilmente facendogli male, di sicuro non respirava, ma ha resistito senza lamentarsi.
Subito dopo essere venuta ho cercato istintivamente il telefono, avevo paura di non aver chiuso la chiamata e che la mia amica mi avesse sentita urlare.
L’ho tenuto così ancora per un po’, volevo godermi il momento. E’ stato bravo a non leccarmi subito.
Facendo leva con i piedi sulla sua schiena ho alzato il bacino, spingendogli la testa più in basso. Volevo che continuasse a leccarmi, ma dietro.
Non c’è stato bisogno di dirlo.
Dopo circa 10 minuti ho allentato la presa, spostandomi indietro.
Ha alzato la testa e mi ha guardato senza dire nulla, ma era chiaro. “Cosa faccio?” mi stava domandando.
Ho fatto cenno di andare con le dita e lui l’ha fatto, senza esitare. Volevo rimanere lì, ferma, da sola. Poco dopo ho pensato che un massaggio sarebbe stato piacevole, e magari anche un secondo round. Avevo i piedi, le gambe e la schiena a pezzi dalla giornata passata in giro.

“Posso sempre richiamarlo dopo, ho pensato” socchiudendo gli occhi, già mezza addormentata.
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